UN MONDO CHIMICO COMPLICATO
Traendo spunto dall’ultimo lavoro scientifico apparso in rete negli ultimi giorni , studio effettuato su cadaveri, con prelievi autoptici, e dagli interventi espressi da medici e esperti, forte dell’esperienza trentennale nella produzione e della profonda conoscenza tecnica acquisita attraverso decenni di studi e partecipazioni internazionali ai più importanti simposium sull’argomento, non ultimo, essere stato l’unico partecipante Italiano ai lavori che portarono alla prima ResAp, sento la necessità di fare il punto sulla produzione dei colori destinati al Tatuaggio, PMU, Tricopigmentazione, Dermopigmentazione para-medicale e Microblading.
STUDI SCIENTIFICI
Nuovi e più approfonditi studi scientifici nel nostro settore sono fondamentali e se ben interpretati consentono di mettere le basi per migliorare la produzione e la sicurezza dei prodotti. Da sempre le grandi scoperte dell’uomo sono state legate all’evoluzione tecnologica degli strumenti di analisi. In particolare la scienza è progredita di pari passo con la progressione dei microscopi; più piccolo riusciamo a vedere più cose scopriamo. Questo si è tradotto in enormi e vantaggiose scoperte, in particolare nella cura di patologie difficili.
Quanto rilevato nello studio Tedesco è tuttavia già noto da tempo. Nel 1995 presso laboratori di ricerca Spagnoli, era stato condotto uno studio particolareggiato circa la possibilità di passaggio di microparticelle di pigmento nel sistema linfatico e nel sangue, con evidenza di depositi di tracce a livello epatico, renale e dei linfonodi. Tale studio era stato condotto sui topi da laboratorio , pratica allora possibile,ed era relativo ai pigmenti che si potevano utilizzare allora.
Anche l’attuale studio analizza il comportamento degli attuali colori da tatuaggio presenti sul mercato, vale a dire colori realizzati con pigmenti ORGANICI con dimensioni di nano particelle. Oggi infatti i pigmenti ORGANICI utilizzati nei colori tattoo hanno dimensioni variabili tra 0,01 e 0,2 micron e sono tenuti insieme da speciali resine acriliche termopolimerizzanti che consentono a particelle così piccole di impiantarsi e rimanere indelebilmente nella pelle. Parliamo in realtà di NANOTECNOLOGIE, sempre più diffuse in tutti i settori della vita.
Va anche evidenziato come lo studio si riferisca a soggetti tatuati per un lungo periodo e nei quali la superficie del corpo era ricoperta da tatuaggi eseguiti in modo successivo nell’arco di 7 anni.
Devo riscontrare, tuttavia, che uno studio così importante e particolareggiato può dare solo delle parziali indicazioni sull’effettivo comportamento della sostanza nell’uomo, infatti lo studio utilizza spesso la dicitura “potrebbe”. In particolare circa il Biossido di titanio si suppone che la concentrazione possa essere la risultanza di applicazione di cosmetici a base di biossido di titanio (solari) .
Fino ad oggi gli studi erano condotti su cavie da laboratorio, con risultati simili, ma difficilmente applicabili all’uomo, da tempo gli studi su animali sono proibiti. Vi faccio un esempio positivo; ci sono terapie antitumorali o anti HIV che rispondono perfettamente sul topo, ma non funzionano nell’uomo; così come il contrario.
Un altro esempio è rappresentato dai limiti di utilizzo di molte sostanze. Questo limite viene indicato come DL50 o DL100, ovvero si stabilisce la dose giornaliera letale per il topo e la si moltiplica per 50 o 100 per determinare la dose potenzialmente pericolosa per l’uomo.
Quindi ben vengano nuovi ed importanti studi sulla nostra materia condotti su cadaveri, ma stiamo attenti ad interpretarli nel modo corretto, altrimenti non servono di spunto per un mondo migliore.
TERRORISMO E IGNORANZA CHIMICA
A seguito della pubblicazione dello studio in oggetto ho letto centinaia di commenti di utenti spaventati, di professionisti a favore o contro, ma quello che mi stupisce è il TERRORISMO MEDIATICO fatto da alcuni medici ed esperti nel settore cosmetico che ignoranti chimicamente si sono basati sui risultati dello studio stesso per gettare discredito su tutto il nostro mondo, profetizzando morti certe a tutti coloro i quali hanno un tatuaggio o un PMU.
Vi cito solo alcune tra le cose che mi hanno fatto sorridere:
– i pigmenti utilizzati non sono naturali
– molti colori possono contenere metalli pesanti
– nei colori si trova spesso il biossido di titanio
– i colori utilizzati sono colori industriali
– i colori da tattoo e pmu sono cancerogeni
Valutiamo insieme queste affermazioni:
1- sono almeno 50 anni che non si usano più pigmenti naturali perchè poco coprenti, di facile riassorbimento, non stabili e molto costosi, oltre ad essersi spesso dimostrati più pericolosi di quelli sintetici.
2- Tutti i colori sono delle sospensioni a base di pigmenti e non INCHIOSTRI. I pigmenti utilizzati possono essere ORGANICI o INORGANICI, ma sempre di sintesi. Quello che cambia è il grado del pigmento utilizzato; questi ultimi possono essere di 3 categorie:
a- industriali
b- di grado cosmetico
c- di grado cosmetico/alimentare/farmaceutico (FD&C)
Ovviamente il costo al Kg. dei 3 gradi è notevolmente differente, quindi dipende dalle scelte fatte dal produttore e da quelle fatte dal professionista che acquista. Un colore da tatuaggio in confezione da 30ml si trova sul mercato ad una cifra variabile tra i 5 e i 20 Euro, mentre un colore da PMU si reperisce tra i 50 e 100 euro. Lo studio non definisce con quale tipo di colore sono stati fatti i test, ma solo al fatto significativo che il meccanismo di trasporto del sistema linfatico verso i linfonodi era noto da tempo, ma che nel passato si assisteva al passaggio di particelle MICRO, mentre nei colori moderni si assiste al passaggio di particelle NANO. E’ chiaramente detto che le MICRO non creavano problemi, mentre le NANO possono permanere nei linfonodi e creare una infiammazione a volte cronica, senza attribuire a questa presenza una chiara causa cancerogena.
3- tutti i colori contengono METALLI PESANTI. la vera domanda è in che quantità sono consentiti e tollerate le tracce di metalli pesanti presenti nei colori. A questa domanda ha già ampiamente risposto la ResAP 2008, stabilendo con una apposita tabella il contenuto massimo ammissibile e tollerato dall’uomo di tutti i metalli pesanti. Vorrei fare presente che quando parliamo di contenuto di metalli pesanti, parliamo di tracce, ovvero PARTI PER MILIONE, quindi di una quantità veramente irrisoria. Anche in questo caso vi faccio un esempio; il contenuto di NICKEL ha come valore espresso dalla ResAp, IL MENO TECNICAMENTE POSSIBILE, quindi non un valore numerico ma un suggerimento tecnico. Per definizione alcune aziende hanno scelto come limite 5 PPM (parti per milione). Bene 5 ppm sono veramente pochi; pensate che il limite nei cosmetici è 50 ppm, nei farmaci 100 ppm e negli alimenti non esiste limite. Un cioccolatino o una noce contengono circa 300 volte più Nickel di un BUON colore PMU
Altra questione che non viene minimamente presa in considerazione è la DOSE; la quantità media di colore-pigmento introdotto in un corpo per eseguire un tatuaggio è di 367.4 mg mentre la quantità media introdotta con un PMU è di 0,2/0,8 mg. (cit. Tattoo Inks G. Prior)
Da questo possiamo semplicemente dedurre che a parità di contenuto di Nickel nel flacone ( 6 ppm), un trucco permanente porterà nell’organismo 700 volte meno Nickel, quindi accomunare il tatuaggio al Pmu è scientificamente non corretto, anche e soprattutto sulla base della DOSE.
4- Il BIOSSIDO DI TITANIO è un pigmento bianco INORGANICO largamente usato in tutti i settori. Anche in questo caso esistono differenti gradi di purezza. Il Biossido di titanio è comunemente impiegato nella preparazione della maggior parte dei farmaci, costituendo la basa dell’eccipiente per l’80% delle pillole.
Il Biossido di titanio è utilizzato negli alimenti e identificato con la sigla E171 e nei cosmetici, in particolare nei prodotti solari come filtro, identificato come C.I. 77891.
Nella preparazione di alcuni colori sia da tatuaggio che da PMU ad oggi non vi sono reali alternative all’utilizzo del Biossido di titanio per schiarire i colori ed ottenere le tinte più tenui.
Alcuni ricercatori hanno espresso perplessità sulle forme NANO del Biossido di titanio, ma queste forme NANO sono utilizzate principalmente in cosmetica e non nella preparazione dei colori PMU, dove generalmente le particelle hanno una dimensione tra 4 e 6 micron per poter sfruttare il potere coprente del Biossido di titanio. L’unica alternativa sarebbe l’utilizzo dell’Ossido di Zinco, ma quest’ultimo appare molto più pericoloso e meno performante del Biossido di Titanio.
Ritengo che tutti i produttori al mondo di colori PMU e Tattoo utilizzino il Biossido di Titanio per schiarire le miscele più scure di colore ed ottenere le tinte intermedie.
5- Ho già esaminato la differenza tra i 3 gradi di qualità dei pigmenti, è quindi evidente che l’utilizzo di uno dei 3 gradi sia a discrezione di che produce ed incida fortemente sul prezzo del prodotto finito. L’argomento non è tuttavia così semplice, poiché per alcuni pigmenti esistono i 3 gradi di purezza, normalmente quelli destinati all’utilizzo cosmetico ed alimentare mentre per altri, principalmente pigmenti ORGANICI il grado più puro è costituito da una LACCA, ovvero una polvere colorata costituita dal 5/10% di pigmento e dal 90% di base amorfa come il Bario, il Calcio, ecc. Questa tipologia di pigmenti non è idonea a permanere sotto la pelle, viene riassorbita velocemente 20/30 giorni e non raggiunge gli scopi del tatuaggio o del PMU.
Inoltre la componente colorante è normalmente del tipo NANO, quindi il totale riassorbimento provoca esattamente quanto esposto nello studio che stiamo esaminando.
STATO DELL’ARTE CIRCA I PIGMENTI PMU E TATTOO
Per quanto sono le mie attuali conoscenze tutti i produttori al mondo di colori destinati a queste discipline utilizzano principalmente 3 categorie di pigmenti:
INORGANICI BASE
tra i quali troviamo gli Ossidi di Ferro che oggi sono disponibili in un grado molto puro FD&C e con contenuti di residui di metalli pesanti molto bassi.
INORGANICI ADDITIVI
tra i quali troviamo il Biossido di Titanio, l’Ossido di Cromo Verde e Blu e l’Ossido di Zinco. Anche in questo caso l’attuale produzione chimica, sostenuta dalle principali compagnie mondiali (Bayer/Basf/Clariant/Carbocrom/ecc.), è disponibile in un grado purissimo e generalmente testato FD&C.
ORGANICI
indispensabili per la composizione di molti colori sia nel Tattoo che nel PMU, sono rappresentati da molte diverse famiglie chimiche (Monoazo, Indigoide, Ftalocianina etc.)
Gli ORGANICI sono i pigmenti più difficili da gestire; se da un lato si possono trovare pigmenti totalmente esenti da tracce di metalli pesanti, dall’altro i produttori si devono confrontare con il contenuto di Ammine Aromatiche e Idrocarburi, poiché gli Organici sono prodotti di sintesi ricavati da derivati del petrolio.
Inoltre quasi mai esiste l’ORGANICO puro e di grado FD&C.
In questa situazione chimica il produttore deve sempre fare un bilancio tra 2 tipi di rischi: produrre con una maggioranza di pigmenti INORGANICI rischiando di oltrepassare i limiti per le tracce di metalli pesanti o produrre con gli ORGANICI, rischiando di oltrepassare i limiti delle Ammine e degli IPA.
Spesso la scelta produttiva è un perfetto mix chimico che consente al composto di posizionarsi nel mezzo della linea rischi di entrambe le categorie.
Oggi i produttori si trovano compressi tra 3 differenti richieste:
– quelle del mercato che richiede colori sempre più duraturi, brillanti e stabili,
– quelle degli scienziati e degli organi di vigilanza che richiedono prodotti sempre più puliti e atossici,
– quelle delle aziende chimiche produttrici, che non sono in grado di produrre pigmenti come richiesto dagli studi scientifici più moderni e quindi non dispongono della materia prima idonea.
REALI RISCHI PER LA SALUTE UMANA
Ad oggi nonostante molti studi, ricerche ed analisi, non vi sono evidenze certe della reale pericolosità legata al Tatuaggio o al Pmu, spesso quanto si legge è più legato ad una discussione accademica che ad una reale possibilità accertata di cancerogenicità delle sostanze.
I maggiori rischi sono senza dubbio sono quelli legati a reazioni allergiche e a intolleranza verso un determinato composto, ma sempre legati al fattore DOSE assunta.
Del resto quando assumiamo un farmaco, anche banale, contro il mal di testa o una semplice aspirina se leggiamo il foglietto illustrativo rimaniamo sconcertati dalle 70 controindicazioni, dalle 10 interazioni con altri prodotti e dal fatto che quasi sempre il foglietto si conclude dicendo ” può nuocere anche gravemente alla salute”. Ciò non di meno chi di noi non ha nel portafoglio un OKI TASK, pronto a darci una mano al minimo sintomo fastidioso.
Quando facciamo la libera scelta di indossare un Tatuaggio o un PMU dobbiamo essere consci che stiamo mettendo nel nostro corpo delle sostanze chimiche estranee alla nostra fisiologia e che anche con il prodotto migliore al mondo vi è sempre una possibilità di rischio. Ora il rischio che corriamo è giustificato dal beneficio estetico/psicologico ottenuto dal soggetto. Questa risposta è troppo personale per essere discussa, del resto anche una obbligatoria vaccinazione espone a potenziali rischi, anche gravi ma nessuno si sottrae all’assunzione di tali rischi in caso si rendesse necessaria una vaccinazione urgente.
Tutte le aziende e gli operatori informano correttamente i loro clienti dei possibili rischi connessi all’attività di tatuaggio e Pmu e fanno firmare un consenso informato. Solo il consumatore può decidere se ne valga la pena…
NORME VECCHIE E INADEGUATE ALLA REALTA’
A mio avviso il problema più grosso è legato alle diverse normative che cercano di disciplinare il nostro settore. Sono vecchie, mal scritte e spesso inadeguate alla realtà possibile. Mi riferisco alla ResAp 2008, che pur non essendo una legge è stata adottata da tutti gli stati Europei quale Bibbia per il controllo dei colori da Tatuaggio e PMU.
La ResAp esprime dei valori e delle tabelle da rispettare, ma non tiene conto di molteplici fattori che possono portare un colore ad essere conforme in un paese e fuori parametri in un altro. Ogni stato adotta oltre la ResAp ulteriori norme locali da abbinare alla stessa ResAp, inoltre va presa in considerazione anche la nuova normativa cosmetica e le disposizioni nazionali come in Spagna, dove vale sopra tutto un Reale Decreto sulla materia.
Vorrei farvi capire la complessità della situazione affrontando alcuni aspetti della ResAp:
– la tabella che esprime i contenuti massimi di tracce di metalli pesanti, ne contempla oltre 12, con valori a volte decisamente troppo bassi rispetto al mondo Cosmetico/Alimentare/Farmaceutico. Su questa tabella bisognerebbe chiedere al legislatore come è giunto a determinare tali limiti; ha forse chiesto ai colossi della chimica mondiale se fosse possibile produrre pigmenti secondo gli standard previsti nella tabella? la risposta è no. Il valore è stato determinato a tavolino su proposta di alcuni consulenti tecnici che hanno teorizzato il pigmento ideale.
– il valore di Nickel è espresso come “il più basso tecnicamente possibile” ed è chiaro che trattandosi di una indicazione questo valore sia soggetto a innumerevoli interpretazioni. Quanto è il meno possibile? Anche in questo caso le macchine analitiche esprimono un valore numerico, per cui dalle analisi può uscire 5 ppm o 25 ppm. Entrambi i valori rappresentano il meno possibile in quello specifico processo di produzione.
– quello che più sconcerta è che la ResAp non determina con quale protocollo analitico devono essere eseguite le analisi, di conseguenza troviamo laboratori statali che eseguono la stessa analisi con 2 differenti metodi analitici, ottenendo risultati completamente differenti tra loro.
Quale dei 2 metodi è quello giusto o da adottare? Anche in questo caso ogni produttore sceglie la strada che ritiene più seria e più consona all’utilizzo. Ci vuole un altro esempio:
a- un laboratorio sceglie di determinare i metalli pesanti con il metodo della TOTALE DISSOLUZIONE IN ACIDO SOLFORICO, quindi analizza il residuo di metalli pesanti dopo aver sciolto completamente le molecole di pigmento. Risultato; valori altissimi.
b- l’80% dei laboratori mondiali sceglie di determinare i metalli pesanti con il metodo detto LACRIMA ARTIFICIALE nel quale il pigmento rimane immerso in una soluzione uguale al liquido intracellulare per 24/48 ore e successivamente si analizzano le particelle di metalli pesanti rimaste nel liquido di analisi. Risultato; valori bassissimi
Il risultato di questo sistema non armonizzato porta a far si che un colore sia perfettamente a norma a Berlino e Milano e fuori norma a Bolzano e Parigi.
Potrei concludere dicendo che se facciamo fare la stessa analisi a 4 differenti laboratori accreditati, otterremo 4 diversi valori. Quindi norma inadeguata e mal pensata.
LE TAPPE VERSO LA SICUREZZA
Il percorso verso la sicurezza d’uso è stato lungo e progressivo; i principali produttori hanno svolto un lavoro enorme dettato dal variare delle norme e basato sulle questioni ritenute più importanti, Sommariamente possiamo dividere le tappe temporali come segue:
– ricerca di flaconi dotati di valvole di non ritorno per impedire il riutilizzo e l’inquinamento del colore
– stesura delle schede tecniche relative ai componenti
– attenzione maniacale alla sterilità
– ricerca di pigmenti più puliti
– test clinici per garantire l’assenza di reazioni allergiche
– ricerca di pigmenti senza ammine aromatiche potenzialmente cancerogene
– test e analisi per garantire la non citotossicità
– stesura delle schede di sicurezza in 16 punti
– valutazione e eliminazione degli idrocarburi
– validazione ISO del processo di produzione
– adeguamento dei laboratori in regime di camera bianca per abbassare l’inquinamento in produzione
– test clinici di irritazione oculare
– patch test
– stesura di approfondite istruzioni di utilizzo in appositi libretti di istruzioni
– programmazione di analisi di controllo periodiche sul prodotto finito
La produzione di un colore da PMU richiede circa 40 processi differenti tra manifattura e controlli. La progettazione e le verifiche pre-vendita almeno 60 diversi passaggi. Un lavoro complesso, lungo e dispendioso che spesso viene vanificato da qualche norma obsoleta o inapplicabile, creando disagi e apprensione sul mercato professionale.
SISTEMI DI ANALISI ARBITRARI
In un mercato di rilevanza mondiale non può esistere che la verifica dei parametri di un colore sia lasciata alla libera interpretazione del tecnico di laboratorio che esegue l’analisi specifica. Le norme attualmente seguite nei diversi paesi non chiariscono con quale metodo debbano essere condotte le analisi di controllo.
Ho già evidenziato questa dicotomia relativamente alla determinazione dei residui di metalli pesanti.
Ancora più assurdo è la non determinazione del sistema analitico per il controllo della sterilità. A tal proposito voglio raccontarvi un aneddoto occorso; alcuni anni addietro a seguito di una visita ispettiva dei NAS, con relativo prelievo di 10 colori provenienti dallo stesso lotto di produzione, 5 venivano inviati per l’analisi ai laboratori regionali lombardi della Asl e 5 ai laboratori nazionali del ministero della salute a Roma. Bene dopo le analisi i 5 campioni di Milano erano perfettamente sterili, mentre i 5 campioni di Roma apparivano non sterili. In questo caso dopo una lunga diatriba tra i 2 laboratori, l’autorità ha provveduto a cancellare tutta l’operazione e ripetere il campionamento inviandoli ai laboratori di una 3 regione. Ovviamente tutto è risultato a norma.
L’ultimo tassello delle assurdità nel nostro settore normativo riguarda la determinazione degli IPA (idrocarburi). La ResAP stabilisce che la somma totale di tutti i residui di idrocarburi (6/8 diverse sostanze) debba dare un risultato massimo di 0,5 ppm. La ResAp è del 2008 e nel 2015 l’ente specifico per le IPA (UL ICQ) emana una legge specifica che determina il tipo di analisi e le quantità massime ammesse di idrocarburi in tutti i prodotti che vengono a contatto con l’uomo. La legge prevede 3 diverse categorie di prodotti e la più restrittiva, relativa a prodotti e coloranti che rimangono in modo continuativo a contatto con l’uomo prevede un limite di 1 ppm.
In questo caso la ResAp sarebbe dovuta essere adeguata al nuovo metodo di analisi (ZEK) europea, modificando il limite da 0,5 ppm a 1 ppm, ma ovviamente questo non è avvenuto e nel nostro settore e solo nel nostro settore vale ancora il vecchio limite di 0,5 ppm.
Come se questo non bastasse, non stabilendo la ResAP quale debba essere il metodo di analisi da utilizzare, lo stesso prodotto potrà presentare un valore di 0,5 ppm se analizzato a Berlino da laboratori accreditati o 1,2 ppm se analizzato in altri laboratori con un diverso sistema di preparazione dei campioni.
L’elenco delle aberranti condizioni nelle quali si dibattono tutti i produttori mondiali di colori potrebbe continuare per molte pagine ancora ma quanto detto rappresenta una panoramica sommaria sulla stato della produzione di colori tattoo e pmu.
STERILIZZAZIONE E INTERAZIONE CON I COLORI
L’ossessione delle autorità verso la richiesta di un colore sterile è un altro dei grossi problemi legati alla sicurezza dei pigmenti impiantati. Un colore da tatuaggio o pmu sarebbe sufficiente che fosse batteriologicamente puro. Per decenni si è operato con colori non sterili e mai si sono verificati inconvenienti.
La ResAP cita categoricamente che un colore deve essere sterile, ma non dice cosa intende per sterile. La dicitura sterile in realtà può voler dire senza evidenza di crescita di colonie batteriche di lieviti e muffe. Per ottenere questo risultato basterebbe una minima applicazione e un conservante autorizzato, come avviene per cibi, farmaci e cosmetici. Questo sistema comporta l’impossibilità di applicare la dicitura “sterile” perchè la legge impone ai produttori di dichiarare sterile un prodotto solo a condizione che soddisfi le rigidissime disposizioni della normativa medicale sulla sterilità.
La normativa medicale dice che la dose di radiazioni necessaria ad ottenere la totale scomparsa di organismi da un prodotto deve essere poi moltiplicata per un fattore di sicurezza.
In pratica, un prodotto costruito in camera bianca, quindi già abbastanza pulito non presenta evidenza di crescita di ceppi batterici con l’applicazione di 9 Kilogray, ma per ottenere la validazione medicale VIDIMAX 25, il prodotto deve essere trattato con 25 KGy.
I produttori si trovano a dover bombardare con grosse quantità di raggi ionizzati i flaconi dei colori, creando un riscaldamento molecolare, che in alcuni casi può alterare i componenti, liberando nuove e pericolosi composti dovuti alla reazione chimica innescata dal processo di sterilizzazione.
Numerose e costose analisi devono essere fatte sui colori sterili per verificare che non vi siano alterazioni durante il processo, ma le aziende che eseguono sterilizzazioni a raggi Gamma o Beta non garantiscono sempre la stessa dose, garantiscono un intervallo abbastanza ampio; esempio tra 25 e 31 nel caso di richiesta di sterilizzazione secondo il protocollo VIDIMAX 25.
Quindi se si fanno le analisi sul prodotto trattato a 25, non vi è nessuna certezza di cosa avvenga se trattato a 31.
Come potete vedere anche una cosa che in teoria sembra buona e giusta, può essere essa stessa la causa di potenziali rischi, in particolare con i pigmenti ORGANICI e i NERI.
QUALE FUTURO
Il futuro dell’intero mercato, produttori, professionisti, clienti è nelle mani di una futura e auspicata chiara legge (non una linea guida o una risoluzione) universalmente adottata da tutti i paesi dell’unione stesa e discussa con i produttori e con i fornitori delle materie prime. Solo una certezza normativa darà lo stimolo alle aziende di continuare ad investire decine di migliaia di euro in sicurezza.
Oggi i produttori si muovono su una sottile linea dove tutto è a norma o niente è a norma a seconda della regione, del paese, del tipo di analisi utilizzata, dell’operatore che esegue una analisi e di chi ne interpreta i risultati.
Quindi per ritornare all’origine di questo discorso, ben vengano studi scientifici avanzati e illuminanti rispetto ad alcuni meccanismi metabolici sconosciuti. È altrettanto essenziale per il nostro mercato che ricercatori e autorità, pur non mancando alle loro responsabilità, indichino quali sostanze ritengano che si possano usare in sicurezza, tenendo conto però di ulteriori importanti parametri specifici di questo settore che ho cercato di riassumere in questo documento.
Sono convinto che la teoria, se non applicabile, rimanga un’informazione fine a se stessa, a volte forviante, ma con la volontà di approfondimento e ascolto alle reali necessità di quest’ambito di applicazione, possa garantire la giusta tutela al consumatore, senza prescindere dai fondamenti scientifici.
Dr. Massimo Froio
6 commenti
Questa indispensabile dissertazione, chiarisce i molti oscuri aspetti che spesso portano i consumatori a credere ai molti “falsi specialisti” in materia, che neppure sanno distinguere un “inchiostro” da un pigmento. E’ più un corso sui pigmenti che una semplice spiegazione tecnica. Comprensibile e fruibile, adatta anche ai non addetti ai lavori. Speriamo che i molti “esperti” in materia leggano e …tacciano per sempre!
Come sempre chiarezza e professionalità
Grazie
Un grazie sincero Dott.Froio per questo esaustivo chiarimento sul mondo del trucco permanente e tatuaggio!
Ultimamente mi sembra che in troppi vogliono mettere “zizzania” senza conoscere la realtà e verità di questo argomento.
Sono fiera di far parte della Biotek!
Come sempre Grande Azienda bellissimo Articolo Massimo Froio complimenti 🔝🤗🤗
Grazie per questi preziosi chiarimenti. Tuttavia avrei ancora un dubbio: come figurano nella lista degli ingredienti le resine acriliche? Sono presenti in tutti? Leggendo gli ingredienti di diversi colori mi è capitato spesso di trovare solo veicolanti e pigmenti.
Per rispondere a una domanda circa la presenza “nascosta” di resine acriliche in molti pigmenti oggi presenti anche sul mercato Italiano, devo fare una doverosa premessa;
le autorità Europee e mondiali non si sono ancora occupate della frazione liquida dei colori, lasciando totalmente scoperto da normative l’elemento potenzialmente più pericoloso in una miscela chimica. Sostanzialmente oggi è possibile comporre la frazione liquida dei colori praticamente con qualsiasi sostanza.
In questa anarchia legislativa i produttori Americani, Cinesi e Russi sono portati ad inserire molti componenti nella frazione liquida, tra i quali diverse resine acriliche e steariche e aldeidiche che conferiscono al colore una apparente maggiore stabilità.
Esistono molte famiglie chimiche di resine, quasi tutte per uso industriale e molto tossiche per l’organismo, senza per altro raggiungere l’obbiettivo di una maggiore durata nella pelle del colore perchè per polimerizzare hanno bisogno di aria e nella pelle trovano acqua.
I colori a base resina vengono costruiti per risparmiare sul contenuto in pigmento del colore finale, delegando alla resina l’aspetto denso del prodotto finito e riducendo la percentuale di pigmento.
Un colore Biotek è denso perchè contiene dal 60 al 70% di pigmento puro. Un colore a base resina è denso perchè contiene tra il 5 e il 15% di pigmento puro, addensato con il 35/40% di resina.
Sotto pelle i colori a base resina non termoinduriscono e ottengono il risultato contrario a quello che si pensa; durano poco e virano.
Negli INCI non sono mai citati i veri componenti, ma la solita ricettina uguale per tutti:
– acqua
– alcool
– glicerina
– pigmenti
Se fossero inserite le resine il prodotto dovrebbe riportare i simboli di pericolo e di infiammabilità e capite bene che nessuna dermopigmentatrice comprerebbe mai un colore con un teschio sopra.
Un tipico esempio sono i colori da tatuaggio corpo; poco pigmento industriale e molta resina= prezzo basso
Ma alla fine io mi chiedo….vale la pena di rischiare per pochi Euro di incidenza a trattamento?
Con un colore Biotek si riempiono sino a 45 capsule diametro 9 il che porta l’incidenza del colore sul costo del trattamento a 1,80, contro una incidenza di un colore pessimo di 0,80. Ma per 1 Euro di differenza a trattamento siete disposte a mettere a repentaglio la vostra professione…….non spetta a me deciderlo.
Nel prossimo articolo vi presenterò una attenta disamina sulla complessità produttiva e normativa che stà dietro un colore da PMU a norma di legge.
Massimo Froio